EDITORIALE DI DANIELE BERNABEI

In anteprima per noi, l'editoriale di Daniele Bernabei, Direttore Responsabile del giornale sezionale  dell'Associazione Nazionale Alpini  di Bergamo.


A colpire di più, è il silenzio. Ci eravamo abituati al vociare degli studenti, al loro viavai per il campo, tra le tende per tutta la giornata; alla moderata ma allegra confusione, alle loro domande che per una settimana – o poco meno – ci avevano accompagnato, all’interno del campo della nostra Protezione Civile montato di fronte all’Istituto “Lorenzo Lotto” di Trescore.
Stamattina, domenica 22 ottobre, il campo è invece silenzioso. Solo il ritmato gocciolìo della pioggia sulle tende in pvc. E’ ancora presto, è domenica ed il traffico per il momento non c’è. Parliamo tra noi 4 o 5 ma lo facciamo quasi sottovoce, consapevoli e dispiaciuti che questo evento sia ormai  finito. E ci lasci un po’ di malinconia.
Le due tende da campo, i container, il tendone mensa ed il modulo segreteria sono tra gli ultimi oggetti a presidiare un campo ormai svuotato e anche noi pochi, all’ingresso, in questa mattina uggiosa ci sentiamo un po’ più soli; come il “Guardian” e la torre faro, ci lasciamo bagnare dalla pioggia sottile ma persistente.
Gli studenti del “Lotto” hanno terminato il loro progetto “A scuola di emergenza – una settimana da volontari”, lasciando (lasciandoci) appunto il silenzio.
Ma è anche un momento che ci permette di riflettere, di ricordare. Ricordare questi sette giorni vissuti a stretto contatto con ragazzi e ragazze impegnati nella realizzazione di questo “campo di emergenza”, dove tutti hanno fatto – e dato – qualcosa; dove gli studenti hanno visto, per la prima volta, credo, dal dentro ed in prima fila come si muove e che capacità abbia la macchina organizzativa della Protezione Civile Alpina. Dove tutti, infine, hanno fatto domande spinti dalla curiosità di capire di più: gli studenti ai volontari ed i volontari agli studenti.
E’ bello avere a che fare con i giovani, con questi giovani in particolare: attenti, entusiasti, rispettosi, educati, hanno portato certamente una ventata di allegria ai volontari; ci hanno trasmesso il loro entusiasmo e ciò ci fa affrontare con maggior serenità i nostri compiti. Merito anche dei docenti? Senza dubbio; anche loro presenti e motivati, hanno contribuito alla realizzazione ed alla riuscita dell’evento.
Dicevamo di ricordare e riflettere. La mia riflessione è  destata proprio dal silenzio di quella domenica mattina, camminando sul prato che assorbiva con fatica la pioggia: una metafora della nostra “vita” da volontari. Il terreno è l’associazione mentre l’acqua i giovani.
Così come il terreno faticava ad assorbire la pioggia, l’associazione fa (un po’) fatica ad assorbire i giovani, ad avvicinarli; c’è una certa resistenza, una sorta di impermeabilità per la quale i giovani restano in superficie; vicini, ma distaccati dal terreno. E se qua e là si accumulano, la maggior parte è dispersa, sparpagliata, diffusa.
Dal canto loro, i giovani-acqua si avvicinano piano, di rado. Ed anche quando lo fanno, tendono a restare un po’ in superficie, a non approfondire.
Eppure, il campo e l’acqua hanno bisogno l’uno dell’altro.  La certezza che ci lascia, che mi lascia, questa esperienza è che sia la modalità giusta, per noi e per i giovani, di intraprendere un percorso comune il cui fine sia proprio quello dell’aiuto reciproco affinché dal terreno e dall’acqua (ri)nasca una nuova vitalità, in uno scambio continuo di esperienza ed entusiasmo, di memoria e di novità.

Il campo, piano piano, si ripopola di persone: sono gli studenti (maschi e femmine), accompagnati dai genitori, che arrivano per la cerimonia conclusiva, le autorità civili, i docenti e la preside; e, ovviamente, i volontari. Ci si saluta come amici di lunga data, felici di rivedersi. L’ammaina bandiera, l’Inno, i discorsi, il rinfresco con l’augurio di ripetere quest’esperienza; che poi vuol dire l’augurio di ritrovarsi. I saluti, le strette di mano. 
Torna il silenzio. Torna la pioggia a picchiettare sulle tende. Ma resta il sole nel cuore e nei ricordi.
Il prato aspetta di ospitare altri ragazzi ed altri volontari.



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